Un dibattito serratissimo, cominciato alle 9 di mattina. Alla fine l’Assemblea Nazionale francese ha adottato, in prima lettura, la proposta di legge che estende il reato “di ostacolo all’interruzione volontaria di gravidanza” anche a quei siti web nati in Francia (molti per iniziativa dei movimenti pro-life cattolici) con lo scopo di dare alle donne in attesa un luogo di ascolto. I più famosi e cliccati sono ivg.net e www.sosbebe.org. Ora possono essere accusati di “disinformazione”, cioè – si legge testualmente nel testo di legge – di “indurre deliberatamente in errore intimidire e/o esercitare pressioni psicologiche o morali al fine di dissuadere dal ricorrere all’ivg”. La proposta è stata presentata dal gruppo socialista su iniziativa del ministro della Famiglia Laurence Rossignol e prevede di estendere il reato di ostacolo alla Igv ai siti internet con un’ammenda di 30mila euro e due anni di reclusione.
Il dibattito in aula è avvenuto nel contesto di un paese che si trova già in pre-campagna elettorale per le presidenziali del 2017 e questa atmosfera ha sicuramente riscaldato la discussione in aula mettendo a confronto da una parte la sinistra che vede nella proposta di legge uno strumento per “meglio proteggere il diritto delle donne all’aborto” e dall’altra la destra che ha messo in guardia dal pericolo di generare un “reato di opinione”.
Il testo ha raccolto 76 emendamenti presentati essenzialmente dai deputati di destra in nome della “libertà di espressione” ma la proposta di legge – votata per alzata di mano – è stata adottata anche grazie all’appoggio dei “centristi”. Sarà quindi esaminata in Senato il 7 dicembre, in procedura accelerata, in vista del voto definitivo a fine febbraio. Immediata la reazione di Tugdual Derville , segretario generale di AllianceVita, l’associazione che tra le varie iniziative gestisce anche uno dei siti “incriminati” dal progetto di legge, www.sosbebe.org. Un sito che ogni anno registra 900mila visitatori e mette a disposizione una serie di informazioni pratiche e utili alle donne nonché un numero verde al quale rispondono una cinquantina di volontari. “La censura non ci metterà il bavaglio – reagisce Derville – . Continueremo ad aiutare le donne, ad informarle, a contrastare la disinformazione ufficiale”.
Caroline Roux, coordinatrice dei servizi di ascolto, punta il dito contro il “sito ufficiale del governo” (www.ivg.gouv.fr) dove non si fa alcuna menzione degli aiuti a cui le donne incinta possono accedere e dove un “presunto esperto” afferma che non ci sono strascichi psicologici a lungo termine dopo un aborto. “Un parere che va contro la nostra esperienza sul campo e che vivono invece molte donne”.
Anche le Associazioni familiari cattoliche “insorgono” contro una “proposta di legge” che definiscono “ideologica” e – aggiungono – “mette il bavaglio alla libertà di espressione colpendo anche gravemente la libertà di coscienza delle donne”. Secondo le associazioni familiari, l’esistenza e il successo dei siti Internet ora incriminati sono “la prova che la propaganda ufficiale dell’aborto a tutti i costi non risponde alle esigenze delle donne”.
Internet tra l’altro è spesso la prima fonte di informazione in materia di salute, soprattutto tra i giovani.
Ogni anno in Francia gli aborti raggiungono la quota di 220mila, una cifra ritenuta preoccupante per la salute pubblica e come tale – dicono le associazioni familiari – deve essere trattata e affrontata combattendo i fattori di rischio. Secondo un sondaggio Ifop commissionato da AllianceVita, il 52% dei francesi ritiene che il numero di questi aborti eseguiti in Francia non è “una situazione normale” ma “preoccupante” e il 72% pensa che la società dovrebbe aiutare le donne ad evitare il ricorso alla Igv.
Il problema però – sottolinea in una nota monsignor Christophe Dufour, arcivescovo di Aix-en-Provence et Arles – è che ora non sarà “più lecito dirlo” come pure “sarà vietato dire che il 90% delle donne ritiene che l’atto di mettere fine alla vita di un essere umano lascia nella madre tracce psicologiche difficili da vivere”. Sulla questione era intervenuto nei giorni scorsi il presidente dei vescovi francesi monsignor Georges Pontier che aveva manifestato la sua “grande preoccupazione” per la proposta di legge in una lettera al presidente della Repubblica François Hollande.